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MOVIES AND STARS

 

a cura di Fabio Anfossi

 

 

 

 

Cult Movie

 

 

 

 

CASABLANCA

 

 

 

 

 

Titolo originale: Casablanca
Paese: Usa
Anno: 1942
Durata: 98 minuti
Colore: Bianco e Nero
Genere: Drammatico, Romantico
Regia: Michael Curtiz
Soggetto:Murray Burnett, Joan Alison (opera teatrale)
Sceneggiatura: Epstein, Koch
Produzione: H.B. Wallis
Distribuzione: Warner Bros
Musica: Max Steiner


Attori:
Humphrey Bogart: Rick Blaine
Ingrid Bergman: Ilsa Lund Laszo
Paul Henreid: Victor Laszlo
Claude Rains: Capitano Louis Renault
Conrad Veidt: Maggiore Heinrich Strasser

 

 

 

 

 

 

 

 

TRAMA

Anno 1941. L’Europa è stretta nella morsa nazista. Il mondo intero è in fermento e osserva lo sviluppo della storia. Casablanca, nel Marocco francese “non occupato” della repubblica di Vichy, governo collaborazionista coi tedeschi, viene ad essere la base di lancio per i voli per l’America, per chiunque cercasse di fuggire dal finimondo. La vicenda si svolge in un locale notturno della città, il night di Rick Blaine(Humphrey Bogart), un americano espatriato con precedenti sovversivi. Il nostro protagonista è “evaso” dalla sua vita precedente, chiudendosi in quell’Africa che scalpiatava, per lasciarsi tutto alle spalle. Nel suo covo si vedono loschi figuri, contrabbandieri, corruttori, spie e profughi, nascosti dal gioco d’azzardo e dai vari intrattenimenti del locale. Una notte giunge furtivamente Ugarte, noto malvivente, che chiede a Rick di custodirgli due lasciapassare per volare fuori dallEuropa, che aveva rubato a due soldati tedeschi, uccidendoli. Qualcosa và storto; Ugarte viene scovato dal capitano della polizia francese Luois Renault e i biglietti rimangono nelle mani dell’americano. L’attenzione dei nazisti viene ulteriormente chiamata dalla voce che il noto capo della resistenza cecoslovacca Victor Laszlo(Paul Henreid), fuggito da un campo di concentramento e ricercato dalla gestapo, sia sbarcato a Casablanca, con l’intento di partire per l’America. Il fuggitivo non è solo: con lui scappa la moglie norvegese Ilsa Lund(Ingrid Bergman). Dove possono costoro, a Casablanca, trovare clandestinamente dei lasciapassare? Ovviamente nel locale di Rick. Il proprietario alla vista della donna sobbalza, poiché essi si conoscono già; il loro primo incontro era avvenuto a Parigi, prima dell’occupazione tedesca, dove si innamorarono e decisero di sposarsi. Inspiegabilmente, all’ultimo momento, Ilsa scomparve e salutò Rick con una semplice lettera, ma senza dare spiegazioni. L’amore e l’odio combattono nel cuore del protagonista che per mille ragioni vorrebbe ancora averla con sé e amarla, ma che per altre mille ragioni vorrebbe non vederla mai più. Al primo tentativo di acquisto dei biglietti aerei effettuato da Victor, Rick risponde picche, per quel lacerante senso di rivalsa nei confronti della moglie. Le vicende dei personaggi si intrecciano sempre più e sembra che l’antico amore che si covava sotto le ceneri, con una vampata si sia riacceso. Si arriva alla conclusione. Con un abile doppio gioco, Rick neutralizza il capitano Renault, incaricato di sorvegliare i dissidenti, e insieme a questo e ai due fuggiaschi arriva all’aeroporto dove è pronto a partire l’aereo per la salvezza; l’americano memore del suo passato patriottico, aiuta Victor e Ilsa a partire trattenendo la gendarmeria e preparandosi ad un nuovo futuro.

 

 CRITICA

Pellicola che ha segnato la storia del cinema e che è diventata un mito per diverse generazioni. Curtiz forgia uno scenario di Casablanca sensazionale: un piccolo universo agitato ed alimentato da una cerchia di figure conturbanti e che straborda di archetipi umani; dietro la copertura del locale si aprono le porte di un travagliato girone dantesco, dipinto come un pozzo senza fondo di spregevoli delinquenti o di disperati in fuga dalla svastica che divora l’Europa. La vita di tutti a Casablanca è sul filo del rasoio. L’impalcatura del film è ovviamente l’amore astruso e combattuto tra Bogart e la Bergman, una forma di Odi et Amo Catulliano, che fino all’ultimo non si sa dove voglia sfociare; si dice infatti che la stessa Bergman non conoscesse il finale del film e dunque non sapesse se amare veramente o no Bogart. Sostanziale è anche il viscerale patriottismo che si insinua qua e là nel film, da notare in particolar modo quando nel locale si canta in coro la Marsigliese per soffocare i canti dei nazisti occupanti. Lampante è l’altruismo nascosto del protagonista che si rivela alla fine della pellicola, andando contro qualsiasi aspettativa dello spettatore, inquadrando dal principio Rick Blaine come freddo, indolente e per nulla preoccupato della sorte altrui. Un’ambiguità è data dai dialoghi, equilibrati e pregnanti, che però sono frutto spesso di una frettolosa decisione e scrittura di Epstein e Koch. Bogart recita nella sua più famosa parte, anche se non riceve oscar(che riuscirà a guadagnare invece nel 1951 con “La regina d’Africa”), cinico e incurante del mondo e della vita, storicamente passato alla storia per il suo sguardo bieco derivato da una cicatrice di giovinezza. La titubante Bergman, vacilla, contesa tra due uomini molto dissimili, in balia delle emozioni più confuse, come fosse trascinata da una marea inarrestabile. Celeberrime sono alcune scene come il finale all’aeroporto oppure la richiesta della Bergman “suonala ancora Sam” al pianista del locale di riesumare le delicate ma struggenti note di”As time goes by”(mentre il tempo passa), tema dell’antico amore parigino. E’ stato tratto dal romanzo teatrale di Burnett e Alison, e vanta 3 oscar: miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura. L’american Film Institute l’ha inserito nei 100 migliori film della storia di Hollywood, ponendolo al secondo e poi al terzo posto della classifica.

Colonna sonora

 

Track consigliata:

“As time goes by” rappresenta l’amore perduto tra Bogart e Bergman.

 

 

Frasi da ricordare:

 

“Suonala Sam”.

 

“Baciami, baciami come se fosse l’ultima volta” Bergman a Parigi.

 

“Non ve li ho dati(i nomi dei ribelli) quando ero in campo di concentramento, dove voi disponete di mezzi più persuasivi, e vorreste che ve li dessi ora; e quando anche scovaste quegli uomini uccidendoli tutti, da ogni angolo d’Europa ne sorgerebbero a migliaia per prendere i nostri posti, ma non potrete mai ucciderli tutti” Victor Laszlo al maggiore nazista Strasser.

 

 

 

  

 

 

 

 

Fabio Anfossi
 

E’ nato ad Alessandria nel 1989. Cancro con Ascendente Cancro. Dopo la maturità classica ha intrapreso studi di medicina e chirurgia presso l’Università di Parma. Nel tempo libero studia e approfondisce argomenti pertinenti il cinema, le colonne sonore e la storia militare.

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