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Archivio
Alfred Hitchcock
di Luigi Stocchi & Fabio Anfossi

IL RE…IN “GIALLO”
Oltre 60 anni di riprese, capolavori senza tempo, un raffinato tocco noir che ha
permesso di creare un genere tutto suo, uno speziato miscuglio di thriller,
spionaggio, horror e commedia. Il suo profilo ha cambiato la storia del cinema.
Alfred Hitchcock nasce il 13 agosto 1899 a Leytonstone, Londra, come quarto
figlio di William Hitchcock e Emma Jane Whelan proprietari di un negozio di
frutta e verdura. Nonostante la opprimente severità del padre, Alfred riesce a
coltivare i suoi interessi, quali il collezionismo e lo studio di carte
geografiche, linee ferroviarie, tramviarie e delle rotte delle navi mercantili:
a soli 8 anni spicca già la sua più grande dote:l’osservazione. Con questa sua
acuta capacità di vedere ed intravedere la realtà per quello che rappresenta e
nasconde, non può che rimanere colpito dal mondo teatrale, ambito che
irreversibilmente lo segna a vita. Ad undici anni viene iscritto dai genitori al
Saint Ignatius College venendo così a contatto con la rigida disciplina dei
Gesuiti. Dopo aver iniziato e mai concluso gli studi di ingegneria e
navigazione, coltiva ulteriormente il suo amore per il teatro e per la
letteratura, tanto da appassionarsi a Flaubert, Chesterton, Buchan ed Edgar
Allan Poe. Lui stesso inizia a scrivere racconti e didascalie dei film muti
dell’epoca. Dal 1923 al 1925 lavora per la Gainsborough Pictures, svolgendo
differenti mansioni. Passano anni e l’arte della regia, a cui è strettamente a
contatto, gli penetra nell’animo, quasi per osmosi. E’ in questo periodo che
conosce Alma Reville, montatrice-editrice e sua futura moglie. Al 1925 risale il
suo primo film, Il labirinto delle passioni, che dà il via al cosiddetto periodo
Hitchcokiano “inglese”. A questo seguiranno altri otto film muti fino al 1929.
Il primo film sonoro ricade nel medesimo anno, il Ricatto. Lentamente Alfred
mette la radici nel cinema britannico, assolutamente deciso nel compiere grandi
imprese. Nel 1934 ottiene un contratto con la Gaumont British Picture
Corporation; i primi due film risultano alquanto deludenti, ma col terzo, L’uomo
che sapeva troppo(1934), e il quarto, Il club dei 39(1935) inizia a riscuotere
grande successo e il regista per la prima volta mostra al mondo un genere che
sarebbe divenuto uno dei suoi emblemi, la spy story. Seguono altri quattro suoi
“puri” thriller(Amore e mistero, Sabotaggio, Giovane e innocente e La signora
scompare), che insieme ai due precedenti formano “il ciclo dei sei classici
thriller” così definiti dal Durgnat. I tempi cambiano, molti collaboratori si
allontanano, la compagnia si scioglie e Alfred inizia e guardare oltre oceano,
là dove grandi case cinematografiche nonché grandi registi e produttori, gli
tendono la mano attirati dal suo successo oramai internazionale. Con l’ultimo
film, La taverna della Giamaica del 1937, si chiude il periodo inglese. Due anni
dopo, compie il grande passo, si trasferisce a Los Angeles. Inizia il periodo
detto “americano” del regista. Decisivo è senza dubbio il contratto con il
grande produttore Selznick(a cui si deve la produzione di Via col vento) che gli
commissiona cinque film. L’esordio, dunque, è con Rebecca la prima moglie, del
1940, con Laurence Olivier(due Oscar vinti per la produzione e la fotografia).
Seguono Il sospetto(1941), con Cary Grant, e Il signore e la signora
Smith(1941). Dopo la Seconda Guerra Mondiale dirige L’ombra del dubbio, Io ti
salverò con Gregory Peck (1945) e Notorius – L’Amante perduta(1946),
quest’ultimo gelidamente interpretato dalla giovane ma decisa coppia Cary Grant
e Ingrid Bergman che in più fotogrammi segnano la storia del cinema. Segue poi
un alternarsi di successi e di non-successi: Il caso Paradine, Nodo alla
gola(col quale inizia la collaborazione con James Stewart), Il peccato di Lady
Considine e Paura in palcoscenico. Arrivano gli anni cinquanta; oramai Hitchcock
ha rotto il ghiaccio, il suo nome è ovunque noto, ma mancano ancora i
capolavori. Hollywood è in piena ascesa e la situazione va sfruttata: il regista
passa alla Warner Bros con L’altro uomo, Io confesso e Il delitto
perfetto(1954), prima pellicola nella quale compare Grace Kelly, attrice che da
ora si installa prepotentemente nella filmografia di Alfred e donna di cui lo
stesso regista si innamora perdutamente, diventandone una vera e propria
proibita passione ed ossessione. Nello stesso anno gira La finestra sul cortile,
un capolavoro con J. Stewart e G. Kelly, psicologico, enigmatico, un poco
malizioso e molto particolareggiato. Ritorna poi sullo schermo con Cary Grant
nei panni del “gatto”, abile ladro della Costa Azzurra in Caccia al ladro(1955),
intrigante, spiritoso, coinvolgente. Inizia anche a girare una serie di telefilm
che vanno in onda come “Alfred Hitchcock presenta”, chicche servite come
frammenti di una mente laboriosa, riconoscibili all’istante dalla colonna sonora
che tutti noi ben ricordiamo. I capolavori continuano. Dopo il remake de L’uomo
che sapeva troppo(1956) e Il ladro(1956), Alfred lancia nel 1958 La donna che
visse due volte(considerato da alcuni l’apice della sua creatività), che
lasciandoci in sospeso per due ore ci fa provare letteralmente il brivido delle
vertigini. Segue poi Intrigo internazionale(1959), brillante, avvincente con un
C. Grant in forma smagliante. Non si può non citare il 1960, anno in cui propone
il film più discusso della sua carriera, il più noir, tragico e psicologico:
Psyco. Il pubblico rimane senza fiato, la versatilità di Anthony Perkins nei
panni di uno psicopatico, il gioco di chiaroscuro e la innovativa tecnica di
ripresa del regista, sono tuttora fonte di studio nell’arte cinematografica.
Stesso discorso vale per Gli uccelli del 1963, uno pseudo-documentario
pre-apocalittico che senza dare spiegazione alcuna ci pone dinnanzi ad una sorta
di fine dei giorni: lo scalpore che ne deriva è indicibile. Infine, forse,
l’ultimo grande capitolo del successo del nostro protagonista è da ricercare in
Marnie, psicologico e drammatico con Sean Connery. Seguono dalla metà degli anni
‘60 scarsi successi con Il sipario Strappato, Topaz e Frenzy fino al 1976, data
dell’ultimo film, Complotto di famiglia. Ricordo, inoltre, che, per gioco o per
firma, il regista, spesso, appare nelle sue pellicole per pochi istanti come
comparsa o come passante, senza esser riconosciuto da buona parte degli
spettatori. Nel Capodanno del 1980 viene fatto Sir dalla regina Elisabetta,
titolo di cui può godere per poco tempo, poiché nel mese di aprile muore per un
ennesimo infarto. Riassumere la titanica impresa del regista e la sua brillante
creatività non è cosa da poco. Un maniacale studio dei particolari e delle
angolature di ripresa; un crogiolo di simbologie e metafore racchiuse in scatole
cinesi; uno studio accurato e graffiante sulla natura umana che gioca in un
moderno Decamerone, nel quale né salva né condanna i suoi protagonisti, le sue
macchiette, ma si limita a rappresentarli; un uso approfondito ed introspettivo
di un linguaggio psicologico e metafisico che racchiude in sé l’opera di Freud,
incentrandosi su manifestazioni del subconscio, oniriche visioni e maliziosi
intrighi a sfondo sessuale. Tutto questo è il cuore pulsante, l’essenza, di una
fucina di idee, un genio senza tempo: Alfred Hitchcock.

Cielo
Astrale
Alfred Hitchcock
E’ nato a Londra il 13
agosto 1899 alle 03:15
Leone
Ascendente Leone. Luna in Scorpione.
Carta Astrale
Leone Ascendente Leone. Il desiderio primario e assoluto di chi è caratterizzato
da questa combinazione astrale è quello di vedere affermate con dignità le doti
che sente di possedere. Il nativo non si troverà mai a suo agio in una posizione
di secondo piano, anzi, dispone di un innato senso del comando, conosce il suo
valore e le sue capacità, e le sfrutta nella convinzione di esprimere al meglio
se stesso. E’ una doppia combinazione di fuoco: una fonte di calore radioso che
investe l’Io di un potere suggestivo. Il nativo può tuttavia dare l’impressione
di possedere un carattere superbo e arrogante a causa della sicurezza dimostrata
nei suoi atteggiamenti, mentre invece sono presenti sentimenti di bontà e di
onestà da cui sovente si lascia condurre. Hitchcock nella storia del cinema è la
quintessenza di tutto questo: orgoglio, potere, dignità e autorità. Venere
all’ascendente lo ha reso molto giocoso, affascinante e creativo. Non solo:
essendo il pianeta della bellezza, del fascino e dei piaceri della vita, lo ha
trascinato nel mondo del teatro, dello spettacolo, dell’intrattenimento. Con
Venere dominante nell’oroscopo non si può non amare il glamour, la bella vita,
le donne più affascinanti!
Da manuale la Luna congiunta a Giove nel tenebroso segno dello Scorpione:
simboleggia la suspense, il mistero, o addirittura l’aspetto di terrore che ha
sempre caratterizzato i suoi film. Personalmente ritengo assai importante questa
congiunzione dal punto di vista della personalità: Hitchcock era un uomo
sensibile, profondo, caratterizzato da una forte intensità emotiva e da un
energico interesse per gli aspetti più proibiti e occulti della vita.
Mercurio (lo spirito d’osservazione, le idee, il tipo di intelligenza),
collocato nel segno della Vergine, spiega a chiare lettere l’acutezza mentale
del grande regista: ha svolto il suo mestiere nel migliore dei modi, mostrandosi
sempre preciso, meticoloso, osservatore acuto. Il sestile di Mercurio con la
Luna, del resto lo ha reso intelligente, critico, efficiente, attento, amante
dell’ordine, della purezza, della perfezione e della pulizia.
Marte in Bilancia mette in scena la giustizia, l’armonia e l’equilibrio: lo
rende molto attivo socialmente, abile nella mediazione, strategico nello
scrivere. Saturno in Sagittario, invece, stimola sia l’ambizione che il
desiderio di lanciarsi nuove sfide: non mancano, nelle sceneggiature dei suoi
film, contenuti etici, morali e religiosi. In aggiunta, il segno del Sagittario
ospita anche Urano: nasce una dialettica stimolante fra vecchio (Saturno) e
nuovo (Urano). Hitchcock, da bravo alchimista, è sempre riuscito a bilanciare le
due situazioni, dando valore alla storia e ai vissuti oppure esplorando il nuovo
e uscendo dalla linea consueta. Notevole, senza dubbio, la sua apertura mentale,
grazie a una psiche mutevole, plastica, curiosa, intellettuale e adattabile. Si
tratta di un enorme bagaglio di esperienze, di una conoscenza universale, di
idee e di informazioni preziosissime. Nettuno e Plutone congiunti nel segno dei
Gemelli, oltre a renderlo intensamente psichico e intuitivo, lo scaraventano nel
mondo della psicologia, della psichiatria, dell’occulto... Plutone è molto
importante nel mondo del teatro e del cinema: come pianeta di trasformazione
rappresenta le “maschere”, i vari ruoli che un attore può interpretare. Nel caso
di Hitchcock, Plutone rappresenta il potere di trasformazione per quanto
riguarda le parole, le idee, le conoscenze. Insomma, è indiscutibile la sua
sconfinata cultura e la sua profonda conoscenza dell’uomo e delle sue
problematiche!
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